di Donato Claudio
Domenica 22 settembre, l’artista Roberta Faccani inaugurerà un progetto musicale oltreoceano che partirà dal Brasile per poi estendersi al resto del Sud America
Per musicandolive abbiamo avuto il grande piacere di parlare, oltre che di questo progetto, di alcuni trascorsi musicali che hanno caratterizzato l’importante carriera artistica di una delle voci più potenti e ammalianti del panorama musicale
Partiamo, innanzitutto, da questo nuovo progetto
“E’ un progetto che nasce da Teorema – afferma Roberta – che è un’etichetta, nella persona di Luciano Nicolini che, un po’ di tempo fa, con un altro comune amico ha deciso di portare la cultura e la nostra italianità, attraverso la musica, verso un interscambio con il Brasile. Alla produzione brasiliana sono stati proposti una serie di artisti, ma alla fine è stato scelto il mio progetto attraverso l’ascolto di alcune cose che avevo fatto, tra cui Matrioska italiana che è il mio ultimo disco da solista. In pratica, dopo essersi un po’ documentati, i brasiliani hanno deciso di scegliere la mia voce. Pertanto, nasce questa stima oltreoceano e sono molto felice; in quanto porto in giro la mia musica e quella italiana. Poi ci sarà anche una sorta di interscambio, perché canteremo con la band brasiliana delle cose internazionali. C’è la voglia da parte dei brasiliani di amare la cultura italiana, una cultura che conoscono fino a un certo punto. E’ un qualcosa di molto bello perché sarà un riscoprirsi a vicenda”.
Di ogni sua esperienza musicale, Roberta ha dei bellissimi ricordi
“Le mie esperienze musicali sono varie. Di tutte ne conservo un ottimo ricordo, perché mi hanno fatto crescere e insegnato tante cose. E’ arrivata, poi, anche quella con i Matia Bazar che – dal 2004 al 2010 – ha dato il suo contributo al mio percorso artistico”.
Un altro grande artista che ha segnato il cammino di Roberta è senza dubbio Renato Zero
“Ho lavorato con tanti colleghi, tra cui Renato Zero. E’ stata un’esperienza fantastica. Renato è uno dei più grandi. E’ una persona geniale. Non è solo un grande cantante, ma è uno che ha una grande sicurezza nelle sue capacità di vedere la prospettiva del progetto. Di lui mi colpisce il suo senso imprenditoriale ma, soprattutto, il suo modo di vedere alcune cose prima degli altri. E’ una persona simpaticissima nella vita di tutti i giorni. Di quello spettacolo, chiamato Zerovski, ricordo le meravigliose canzoni che mi ha fatto cantare e il meraviglioso brano scritto insieme a Vincenzo Incenzo, intitolato l’Ultimo valzer. E’ una canzone che interpretavo attraverso i due ruoli di Vita e morte che recitavo in questo spettacolo con una grande orchestra. Devo ringraziarlo per questa grande opportunità che mi ha dato”.
Roberta, il suo modo di fare e vedere la musica
“Diciamo che sono figlia di un certo filone musicale, che non può prescindere da un certo cantautorato che la storia italiana ha dato: da Mia Martini, Mina, Anna Oxa. Sono figlia di quel modo di pensare e fare musica. Oggi è tutto cambiato perché il nostro paese ha le sue mode e suoi momenti storici. In questa fase, dopo 20 anni, rispetto all’America, abbiamo scoperto il rap che ora è diventato trap. Io non giudico ma ascolto. La maggior parte di questo mondo musicale, però, non mi appartiene. La bella musica è altra cosa. Questo non vuol dire che non vi siano belle cose, ma io sono figlia di melodie e accordi un po’ diversi”.
Andiamo anche a scoprire qual è la concezione che Roberta ha dei talent
“Nella nuova edizione di The coach sarò giudice di questo talent che partirà da novembre su La7 Gold. Una volta c’erano altri luoghi dove ci si poteva incontrare, oggi sono aperte poche porte ed è logico che i ragazzi cerchino di andare dove c’è opportunità. Vedo bene i talent, perché danno la possibilità di farsi ascoltare. Uno su mille, poi, riesce ad uscire fuori, ma questo è il rischio di questo tipo di vetrina. Ai giovani suggerisco di studiare, fare tanta gavetta e prepararsi tecnicamente su più livelli interpretativi e vocali. Suggerisco di suonare live e non utilizzare soltanto basi musicali e pensare al karaoke. E’ difficile capire certe cose, ma il problema sorge quando suoni con dei musicisti. E’ lì che ti accorgi che ci sono delle lacune. Fate sempre provini, come abbiamo fatto noi. Sicuramente arriveranno anche porte in faccia, ma non bisogna sottovalutare mai che c’è sempre da imparare. Anche io imparo continuamente. Sentirsi arrivati è la cosa più sbagliata per non crescere più”.
Dulcis in fundo, a Roberta non potevamo non chiedere di quell’esperienza sanremese del 2005, con quel Grido d’amore del quale, ancora oggi, ne avvertiamo le vibrazioni
“Conservo l’esperienza della grande orchestra, perché essere accompagnati da una grande orchestra non capita tutti i giorni. Conservo un grande testo, che mi porterò dietro tutta la vita come un baluardo, perché è un pezzo che stato cantato solo da me e ne sono fiera. Per i cantanti, poi, è una bella prova, visto che si tratta di una canzone impervia, che ha bisogno di determinate caratteristiche vocali”.